Stambecco (Capra ibex)
Lo stambecco appartiene alla Famiglia dei Bovidi, sottofamiglia Caprini, ed è un animale perfettamente adattato alla vita sulle più alte pendici delle montagne, al di sopra del limite degli alberi. Non è affatto facile avvistarlo -e ancora meno fotografarlo-, visto che è solito appostarsi sopra a costoni poco accessibili. Tuttavia mi è più volte capitato di vederlo, soprattutto in Marmolada. Molto spesso lo ho avvistato nei dintorni di malga ombretta, in periodi però poco frequentati (marzo-aprile e settembre-ottobre). Le prime 3 foto sono state scattate il 25 agosto 2005 lungo il sentiero 607 dell'altavia n.2, che va dal rifugio Fociade (1982 m.) verso passo delle Cirelle (2683 m.) e raffigurano un maschio adulto di circa 3 anni marchiato dal Corpo Forestale (nella prima foto si vede il marchio rosso sull'orecchio). La quarta foto è invece stata scattata il 23 maggio 2004 in valle Ombretta (1968 m.).
Aspetto: La sua corporatura è massiccia ed imponente: i maschi, più grandi delle femmine, raggiungono la lunghezza di 150 cm, l’altezza di 65-105 cm e un peso di 75-120 kg. La femmina invece non supera quasi mai i 60-65 kg di peso. La coda è invece piccola, solo di 12 cm. Maschi e femmine hanno corna diverse: nei primi sono molto lunghe, a forma di scimitarra, possono arrivare anche a 90 cm e presentano vistose nodosità sulla parte anteriore; invece nelle femmine le corna sono lunghe al massimo 30–35 cm e prive di nodi. Nei maschi è possibile una stima dell'età contando il numero dei nodi: infatti vengono generalmente sviluppati due nodi per anno, ad eccezione del primo anno di vita. Per questo il numero di anni è dato dal numero di nodi diviso due più uno, anche se questa è una regola soggetta ad eccezioni. La dimensione dell'impronta è di circa 7-10 cm x 6 cm, con forma rettangolare - bombata e zoccoli piuttosto arrotondati e incurvati.
Dieta: E’ un erbivoro ruminante che si nutre di qualsiasi tipo di vegetale. Generalmente preferisce alcune specie di graminacee, come le festuche, ma anche erba, fogliame, gemme, rami, cortecce, licheni e aghi di conifere.
Abitudini: Vive in branchi distinti tra i due sessi e pascola tra i 2000 ed i 3500 metri. Nel periodo invernale scende a quote più basse e fino all’inizio dell’estate può stazionare anche nei boschi di conifere. I maschi anziani spesso abbandonano il loro gruppo e vivono solitari.
Riproduzione: Il periodo degli amori va da dicembre a gennaio. In questa stagione i maschi si affrontano, usando se necessario anche le corna, per stabilire una gerarchia basata sulla forza, quindi sull'età, dove solo i più forti hanno il diritto di accoppiarsi con le femmine. E’ segno distintivo dei maschi in fase di accoppiamento la coda arricciata verso il dorso. Dopo 150-180 giorni di gestazione, le femmine partoriscono un solo piccolo. L’allattamento dura circa sei mesi e il giovane stambecco resta a vivere con la madre almeno fino all’anno successivo. In questi primi mesi possono però diventare le prede dell'aquila reale.
Nella catena alimentare: Sono suoi predatori la lince, dove presente, e l'aquila, limitatamente ai capretti, tuttavia il vero nemico dello stambecco rimane il rigore dell'inverno e la relativa scarsità di cibo in tale stagione.
Lo stambecco era diffuso fino a qualche secolo fa sull'intero arco alpino, ma credenze -del tutto infondate- sui poteri curativi di molte parti del suo corpo, dalle corna al pelo, persino al sangue, lo fecero oggetto di una "persecuzione" e di una caccia così accanite che nel 1821 in Italia non ne restavano che un centinaio di esemplari, isolati nelle vettei più inaccessibili del Gran Paradiso. La creazione della Riserva Reale del Gran Paradiso da parte del Re Vittorio Emanuele II nel 1836 fece appena in tempo a salvare quegli ultimi branchi superstiti. Oggi gli stambecchi, dopo una serie di reintroduzioni effettuate nel corso degli anni in Italia, Francia, Svizzera e Austria, sono presenti con oltre 20.000 capi tutto l'arco alpino.
Rogna sarcoptica: Nel sito www.parks.it si legge: "In Marmolada uccisi dalla malattia 9 esemplari su 10. Il comandante della Forestale: lotta contro il tempo per fermare l’ecatombe. Dolomiti, un acaro dimezza il numero degli animali. La squadra in volo: sono pelle e ossa, difficile curarli".
La foto sotto è inquietante. Raffigura una carogna (anche se questo termine non mi piace) di uno stambecco: l'ho scattata in valle Ombretta il 23 maggio 2004. Quel giorno in valle ho visto altre carogne, molte delle quali in avanzato stato di decomposizione. Inizialmente pensavo fosse stata una slavina, perché erano tutti "contorti" e vicini, ma poi ho saputo che nelle dolomiti era in corso una vera e propria epidemia di rogna sarcoptica.